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Storia dell'arte

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Messaggio Da Nicholas Lun Mag 12, 2014 9:26 pm

1) Arca di san domenicano a Bologna (np)
2) Nicola Pisano
3) Giovanni Pisano
4a) e 4b) Duomo di Siena e Pergamo del Duomo di Siena (o pulpito)
5) Fontana maggiore di Perugia (descrizione)
6) Arnolfo attività
7) Gotico maturo dei pulpiti di Pistoia e di pisa gp
Cool Ciborio di San Paolo fuori le mura
9) Ciborio di santa cecilia (andolfo)
10) Cattedrale di santa maria del fiore (andolfo)
11) Statua del papa bemfacio ottavo
12) Presede di santa maria maggiore
13) Pergamo di Pistoia
14) Pergamo del duomo di pisa

Nicholas

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Messaggio Da admin Lun Mag 12, 2014 10:06 pm

Ok, Nicholas, ho preso nota . Al piu presto ti lascio giù del materiale.
Ciao
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Martedì 13 eccoti il materiale:

1) Arca di San Domenicano (o San Domenico) a Bologna 1265-1267 (Nicola Pisano) NOTIZIE STORICHE:
L'arca marmorea in cui si conserva il corpo del Santo fondatore dell'ordine domenicano, morto a Bologna nel 1221, fu realizzata in fasi successive.
Il corpo di San Domenico fu deposto dapprima in un semplice sarcofago. Nel 1264, però, la grande affluenza dei devoti spinse i Domenicani a commissionare allo scultore Nicola Pisano un sepolcro marmoreo, decorato con scene della vita e dei miracoli del Santo.
Con l'artista collaborarono Frà Guglielmo da Pisa, Lapo di Ricevuto e Arnolfo di Cambio. Il 5 luglio del 1267 avvenne la solenne traslazione del corpo nella nuova arca che, circa un secolo e mezzo, dopo fu collocata nella cappella dedicata a San Domenico, appositamente realizzata nella navata destra della chiesa tra il 1377 ed il 1411.
Nel 1469 il Senato bolognese affidò allo scultore pugliese Niccolò - noto in seguito come Niccolò dell'Arca - la realizzazione di un monumentale coronamento marmoreo, arricchito da statue e da un piedistallo con due angeli reggicandelabro. Nel 1494, alla morte dello scultore, l'opera fu completata dal giovane Michelangelo, che scolpì un angelo reggicandelabro e le statue di San Procolo e San Petronio, e da Alfonso Lombardi, chiamato nel 1532 ad eseguire il gradino scolpito a bassorielivo.
L'altare su cui poggia l'arca, con la raffigurazione della sepoltura di San Domenico, fu aggiunto nella seconda metà del XVIII secolo ed è opera neoclassica di Mauro Tesi, Alessandro Salviolini e Carlo Bianconi.
vedi anche:
http://www.conventosandomenico.org/pls/conventosandomenico/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?id_pagina=45
http://www.medioevo.org/artemedievale/pages/emiliaromagna/SanDomenicoaBologna.html
https://www.facebook.com/notes/il-nostro-sussidiario-illustrato-dellitalia/pillole-darte-di-matteo-bimonte-chiesa-di-san-domenico-a-bologna-1parte/10150958142363980?comment_id=27818419&offset=0&total_comments=4

2)  Nicola Pisano (?, 1220/25 ca - 1278/84)
Nicola Pisano detto Nicola de Apulia, scultore e architetto di probabile origine pugliese, si formò nell'ambito della cerchia federiciana, dove assorbì il classicismo gotico diffuso in quegli anni negli ambiente del regnum di Federico II. Con lui si attua quel "ritorno all'antico", soprattutto sotto la forma di una rappresentazione più realistica, che prende le mosse da una robusta impostazione romanica per arrivare a modellati più fluidi e morbidi, sotto l'influenza dell'opera del figlio Giovanni. La prima opera datata e documentata è il pulpito per il battistero di Pisa, città ricca di testimonianze classiche; seguono lavori per Siena, pulpito del Duomo, Perugia, Fontana di Piazza insieme al figlio Giovanni; l'Arca di san Domenico in particolare è ritenuta opera della sua bottega. Nicola Pisano è ritenuto una sorta di alter ego giottesco, cioè egli fece in scultura ciò che Giotto fece in pittura.
Vedi anche:
http://www.geometriefluide.com/pagina.asp?cat=nicola-pisano

3) Giovanni Pisano
Giovanni Pisano (figlio di Nicola, nato intorno al 1248, defunto intorno anni 1315-1320). Lavorò con il padre alla "Fontana Maggiore di Piazza Perugia" e quindi a Siena,  Pisa, Bologna ecc..
Oltre a seguire le orme del padre si impegnò anche come architetto.
Fra i suoi lavori principali: il pulpito di S.Andrea a Pistoia, quello del Duomo di Pisa, alcune decorazioni a S.Quirico d'Orcia e numerose statue (diverse Madonne come a Prato ed a Padova, un Crocifisso ora a Londra, il monumento funebre per Margherita di Brabante

4a) Il duomo di Siena e 4b) il pulpito o Pergamo
4a) Il Duomo di Siena, o Cattedrale di Santa Maria Assunta, è una delle più importanti e affascinanti chiese italiane costruite in stile romanico-gotico. Il Duomo fu costruito tra il XII ed il XIV secolo, quando Siena era un ricco comune medievale.
Il Comune decise con la costruzione del Duomo di volersi creare una cattedrale degna della forza e della ricchezza della città stessa. Nel 1238 i monaci di San Galgano presero la direzione dei lavori, che furono quindi molto influenzati dalle idee costruttive provenienti da Oltralpe e già usate nelle abbazie cistercensi sparse per l’Italia.
La parte inferiore della facciata rappresenta più di tutto il resto il mix di stili romanico e gotico, con i suoi archi a tutto sesto sormontati da cuspidi. Ma è l’interno forse la parte migliore della cattedrale dove troviamo una navata di chiara ispirazione gotica con un grande slancio verticale, illuminata da finestroni a trifore.
Nel 1339 iniziò l’ampliamento del Duomo, che avrebbe dovuto utilizzare la parte già eretta come transetto di un’opera molto più grandiosa, che avrebbe superato in grandezza e bellezza la cattedrale di Firenze. La peste e alcuni problemi tecnici ne impedirono la realizzazione.
Sul pavimento del Duomo hanno lavorato alcuni artisti celebri quali il Pinturicchio e il Beccafumi ma tra tutte le opere della chiesa spicca il pergamo (ovvero pulpito) in marmo (1266-68) di Nicola e Giovanni Pisano.
4b) -Lo splendido Pulpito del Duomo fu realizzato da Nicola Pisano e dalla sua bottega tra il 1265 e il 1269. È stato per lungo tempo attribuito a Giovanni Pisano. E' una delle opere scultoree medievali più celebri d'Italia, vicina per bellezza agli altri grandi pulpiti toscani di Pisa e Pistoia (sempre dei Pisano).
La struttura venne, infatti, ripresa dal precedente pulpito del Battistero di Pisa (sette colonne delle quali tre con leoni stilofori, archetti trilobati con pennacchi scolpiti e statue a tutto tondo al di sopra dei capitelli), ma molte furono le novità sia architettoniche che nelle sculture. Innanzitutto, venne abolita la struttura a pannelli scolpiti a favore di uno schema più continuo e animato, ricchissimo di figurazioni di animali e uomini, intervallato solo da sculture di figure più grandi collocate agli angoli, anziché dalle cornici e dalle colonnine.
La base è ottagonale invece che esagonale e per questo venne aggiunta la Strage degli Innocenti, mentre il Giudizio Universale venne dilatato su due pannelli, con al centro il Cristo giudice.
Le scene quindi sono:Natività,Adorazione dei Magi, Presentazione al tempio, Crocefissione, Strage degli Innocenti,Giudizio Universale
Le scene sono molto affollate e le figure sono disposte su ben quattro o cinque piani sovrapposti, secondo un ritmo molto concitato, sottolineato anche da gesti animati ed espressioni drammatiche, ma straordinariamente unificato dalle direzionalità dei personaggi che in perfetto ordine, orientano con la semplice posizione del capo i pannelli e la lettura dello spettatore.
Bellissimi i classici leoni stilofori che reggono la struttura che fu più volte smontata e ricomposta, ed ebbe questa definitiva collocazione grazie a un progetto del Riccio (1543) che la poggiò sullo zoccolo e ne ridisegnò la scala.

Vedi anche:
http://www.geometriefluide.com//pagina.asp?cat=nicola-pisano&prod=nico-pisano-pulpito-duomo-siena

5) La "Fontana Maggiore di Piazza" di Perugia (terminata nel 1278) è formata da due vasche poligonali l'una dentro l'altra, sormontate da una coppa in bronzo retta da 3 ninfe che gettano acqua, e presenta una singolare enciclopedia politico-religiosa-didascalica con particolare riferimento alla vita civica di Perugia.

6) Arnolfo di Cambio ( 1245-1310 circa). L'artista toscano iniziò la sua principale attività collaborando con Nicola Pisano.
Ancora oggi sono numerosi i dubbi e le incertezze intorno alla figura e alle opere di Arnolfo che, dalla tradizione risalente al Vasari, incarnò in pieno la figura dell'artista internazionale, capace di fondere le molte e complesse istanze dell'arte italiana con le novità gotiche francesi. Al suo nome sono legate le correnti più avanzate della cultura artistica dell'epoca: quella espressa dal linguaggio classicheggiante di Nicola Pisano, accanto al quale Arnolfo appare per la prima volta nelle vesti di "discipulus" nei documenti relativi al Pulpito di Siena (1265) - la sua mano è individuabile nei momenti di maggiore dinamicità della resa scultorea- e quella cistercense, nell'ambito del Cantiere del Duomo di Siena; ma è alla corte di Carlo d'Angiò e a Roma che il suo linguaggio artistico giunge alla piena formulazione con l'utilizzo di modelli antichi, da cui deriva pose ed atteggiamenti arricchiti da una tensione dinamica, e con una rigorosa volumetria plastica attestante la diretta conoscenza della contemporanea scultura ed architettura gotica francese, in particolare parigina.
Non è nota la data del suo arrivo a Roma, ma a partire dall'ultimo ventennio del Duecento Arnolfo è ormai protagonista della scena romana, essendo coinvolto in tutte le maggiori opere commissionate da papa Nicolò IV (1288-1292) e poi da Bonifacio VIII. Firma il ciborio di San Paolo fuori le Mura (1285), il Presepe di Santa Maria Maggiore, i lavori all'Aracoeli, il Monumento Annibaldi (1276) in S. Giovanni in Laterano - che costituì un prototipo per le tombe romane del periodo gotico e imposta il problema del rapporto architettura-scultura nel monumento funebre -, il ciborio di Santa Cecilia in Trastevere (1293), le statue di San Pietro e il Monumento a Bonifacio VIII (1300) nel complesso della Basilica Vaticana.

7) Al centro del presbiterio è situato il celeberrimo ciborio gotico di Santa Cecilia capolavoro di Arnolfo Di Cambio , disposto su quattro colonne di marmo nero e bianco, decorato con statue di angeli e santi, sul quale è stata ritrovata la firma dell'artista e la data del 1293.


8 ) Ciborio della chiesa di San Paolo fuori le Mura (Roma) - marmo sorretto da colonne in porfido - 1285
Ubicato al centro del transetto della basilica, sotto l'arco trionfale, il Ciborio trattasi di un'opera mirabile in stile gotico di Arnolfo di Cambio che lo realizzò in collaborazione con Pietro di Oderisio per volere dell'abate Bartolomeo. Realizzato in marmo, è costituito da un'edicola gotica sorretta da quattro colonne corinzie che ha alla base, in corrispondenza dei lati, quattro cuspidi che si aprono verso l'interno con degli archi a sesto acuto. Ai quattro angoli dell'edicola, entro delle nicchie sormontate da cuspidi triangolari, vi sono le statue di San Paolo, San Pietro, Timoteo vescovo e Bartolomeo, il committente. In alto, l'opera scultorea termina con un'alta cuspide sormontata da una croce dorata e sorretta da un piccolo loggiato con aperture di foggia gotica. Nel periodo immediatamente successivo alla riapertura della basilica ricostruita dopo il disastroso incendio del 1823, il ciborio venne coperto da un ampio baldacchino in stile neoclassico, poi demolito.

10) Santa Maria del Fiore, la cui costruzione fu progettata da Arnolfo di Cambio, è la terza chiesa del mondo (dopo San Pietro a Roma, San Paolo a Londra) e la più grande in Europa al momento della sua ultimazione nel '400: è lunga 153 metri, larga 90 alla crociera ed alta 90 metri dal pavimento all'apertura della lanterna. Essa, terza e ultima cattedrale fiorentina, fu intitolata nel 1412 a Santa Maria del Fiore con chiara allusione al giglio, simbolo della città.
Questa Chiesa, in stile gotico, fu costruita sul sito dove si ergeva l' antica cattedrale di Firenze, la Chiesa di Santa Reparata, i cui resti sono visibili nella cripta. La cattedrale fu iniziata alla fine del XIII secolo da Arnolfo di Cambio, mentre la bellissima cupola fu aggiunta nel XV secolo. La chiesa fu consacrata quando la facciata era ancora da terminare (fu poi completamente rifatta nel XIX secolo). La facciata è ricoperta di marmi color rosa, bianco e verde. L' interno della cattedrale, in contrasto, è piuttosto austero.
All' interno della cupola si può vedere da vicino i bellissimi affreschi di Giorgio Vasari. Il Vasari progettò e lavorò ad uno straordinario Giudizio Universale, che, alla sua morte, fu terminato da Federico Zuccari, suo allievo, nel 1579.
L'orologio sopra l'entrata fu disegnato nel 1443 da Paolo Uccello seguendo l' ora italica, secondo la quale le 24 ore del giorno terminano al tramonto.

11) La Statua di Bonifacio VIII è una scultura marmorea di Arnolfo di Cambio, databile alla fine del XIII secolo, proveniente dall'antica facciata di Santa Maria del Fiore e oggi conservata nel Museo dell'Opera del Duomo a Firenze.
DESCRIZIONE:
La statua è composta di tre parti assemblate e raffigura il famoso papa schiaffeggiato ad Anagni nel 1303. È ritratto in atto di benedire con la destra, mentre con la sinistra doveva reggere le chiavi di San Pietro. Indossa la tiara e veste la casula e il pallio. Proviene dall’antico arredo della facciata del Duomo e quando vi fu collocata costituì una novità perché il pontefice si era fatto ritrarre su un trono ancora vivente.
La figura del pontefice, seduto e benedicente, era originariamente affiancata da un diacono e un assistente. Evidente è la semplificazione dei volumi verso masse geometriche, in modo da esaltare il volume statuario e l'aurea di mistica sacralità, oltre che la compostezza del pontefice. La struttura è piramidale, soprattutto vista di scorcio dal basso, culminante con l'appuntita mitria indossata dal papa. Le mani, danneggiate, sono una a riposo, l'altra nell'atto di benedire.




12) Il primo presepe (Presepe di Santa Maria Maggiore)
È tuttora conservato nella basilica il presepe fatto con statue a grandezza naturale. È dovuto a Papa Niccolò IV che nel 1288 commissionò ad Arnolfo di Cambio una raffigurazione della "Natività". La tradizione di questa rappresentazione sacra ha origini sin dal 432 quando papa Sisto III (432 - 440) creò nella primitiva Basilica una "grotta della Natività" simile a quella di Betlemme. Per questo la basilica prese anche la denominazione di Santa Maria ad praesepem (dal latino: praesepium = mangiatoia).
I numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra Santa, portarono in dono preziosi frammenti del legno della Sacra Culla (cunabulum) oggi custoditi nella teca dorata della Confessione.

13) PISTOIA-PERGAMO O PULPITO Chiesa di Sant’Andrea, pulpito di Giovanni Pisano
Iniziato nel 1298 e terminato nel 1301, vi si può misurare il rapporto con le analoghe opere scolpite dal padre (i pulpiti del Battistero di Pisa e del Duomo di Siena). Poche sono le testimonianze relative a quest'opera se non l'iscrizione in lingua latina che corre tra le arcatelle e i parapetti in cui si testimoniano il committente Arnoldo, i tesorieri Andrea Vitelli e Tino di Vitale, e l'artista Giovanni Pisano, lodatissimo artefice che in questo pulpito " seppe superare il padre in sapienza". La struttura riprende quella del pulpito del Battistero pisano: di forma esagonale appoggia su sette colonne. L'organizzazione dei rilievi del parapetto, intervallati solo da altre figure collocate agli angoli, riprende invece il pulpito di Siena.


14) Pergamo (o ambone o pulpito) del Duomo di Pisa
L'ambone commissionato a Giovanni sostituì uno precedente, realizzato da Guglielmo (1157-1162), che fu inviato nel Duomo di Cagliari, allora dipendente dall'arcivescovo di Pisa.

Il pergamo di Giovanni Pisano fu terminato entro il 1310 e sopravvisse al grande incendio del Duomo del 25 ottobre 1596. Durante i lavori di restauro, tra il 1599 e il 1601, il pergamo venne smontato e i suoi pezzi furono collocati in posti diversi, tra cui il Campo Santo e i magazzini dell'Opera della Primaziale. Non venne rimontato fino al 1926, quando fu ricostruito in una posizione diversa da quella originaria e, sicuramente, con le parti non nello stesso ordine e orientamento di come era stato inteso dall'autore, non essendoci alcuna documentazione di come fosse la disposizione dei vari elementi, comprese le formelle, prima dello smantellamento. Non si sa neppure se possedesse o meno una scala in marmo.

Le quattro colonne "semplici" furono donate da Mussolini, all'epoca al potere dittatoriale, in quanto dopo la ricostruzione alcuni pezzi (come la scala) risultavano mancanti. Per onorare il Duce tali colonne furono messe in bella vista, posizionando le cariatidi nella parte retrostante, meno visibili, quando, si suppone, avrebbe dovuto essere esattamente al contrario.

Profilo artistico
Con la sua articolata struttura architettonica e la complessa decorazione scultorea, l'opera è una delle più vaste narrazioni per immagini trecentesche che riflette il rinnovamento ed il fervore religioso dell'epoca.
Nelle formelle, leggermente ricurve, sono scolpiti con un linguaggio espressivo gli episodi della Vita di Cristo. La struttura è poligonale, come gli analoghi esempi precedenti, nel battistero di Pisa, nel duomo di Siena ed nella chiesa di Sant'Andrea di Pistoia, ma per la prima volta i pannelli sono leggermente incurvati, dando un'idea di circolarità nuova nel suo genere. Altrettanto originali sono:
La presenza di cariatidi e telamoni veri e propri, cioè figure scolpite al posto delle semplici colonne, con vari significati simbolici
L'adozione di mensole a volute in luogo degli archetti per sostenere il piano rialzato
Lo straordinario senso di movimento, dato dalle numerosissime figure che riempiono ogni spazio vuoto.
Questa opera presenta dei rilievi con un linguaggio un po' più compassato, rispetto al dirompente dinamismo del pergamo pistoiese, mentre sono più rilevanti le novità architettoniche.
Una delle cariatidi simboleggia l' Ecclesia, ed ha alla base la serie delle quattro virtù cardinali personificate (giustizia, fortezza, temperanza e prudenza), tra le quali spicca la nuda Temperanza, che riprende la posa della Venus pudica. Ma queste virtù, come recita l'iscrizione di Giovanni stesso, hanno un significato più ampio, quali quattro parti del mondo, quattro fiumi del Paradiso e quattro età della donna. Giovanni creò quindi una summa dell'universo enciclopedico dell'epoca.

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